Il platino ha color bianco meno vivo dell’argento, leggermente plumbeo.
Non è intaccato dagli acidi comuni, né si ossida; si scioglie nell’acqua regia come l’oro e viene precipitato in polvere giallo cristallina dal cloridrato d’ammoniaca. E’ meno malleabile e duttile dell’oro e dell’argento puri, avvicinandosi a questi quando sono legati.
Il suo peso specifico varia da 21,450 a 23,000 secondo che sia fuso o battuto o laminato, ed è perciò il più pesante dei tre metalli preziosi maggiormente impiegati. Iridio e osmio sono ancora più pesanti del platino, ma hanno impieghi particolari.
Il platino fonde a 1780 gradi, perciò non è fusibile con le fucine degli orefici. Può fondersi col cannello a gas ossigeno e idrogeno, o con forni elettrici e a induzione e specialmente con la fonditrice elettronica.
La grande difficoltà di fonderlo e la sua resistenza agli acidi lo fecero scegliere per usi della scienza, più che per altri; la sola Russia ne fece valuta legale per poco tempo.
Impiegato industrialmente allo stato puro, o misto a pochi millesimi d’irridio per dargli maggiore durezza ed elasticità; legato con l’argento adoperato per l’oreficeria e odontotecnica, molto usato per apparecchiature chimiche.
Il platino è un metallo dotato di preziose qualità per gli usi di gioielleria; esso unisce la solidità alla facilità di lavorazione, alla inossidabilità; si taglia e si lima facilmente e si salda bene; la sua lucentezza resiste al fuoco; non è imitabile stante il suo altissimo peso specifico.
Negli anni passati la sua richiesta (e quindi il suo prezzo) ha incontrato una diminuzione, sia nel campo industriale che in quello orafo, dato che da molti è preferito l’oro bianco rodiato galvanicamente.